Articolo di Cronache di Gusto

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Alla ricerca dei vitigni perduti del Lazio

Una storia iniziata per caso sei anni fa, intrapresa da un giovane ingegnere poco più che trentenne.

Il protagonista è Marco Marrocco, 39 anni (nella foto), ingegnere, poliglotta, proprietario dell’omonima ditta di ascensori nel Lazio. Sei anni fa compra per caso un appartamento ad Arce, oggi provincia di Frosinone, in passato nel comprensorio di Caserta all’epoca del Regno delle Due Sicilie. Inizia la sua avventura di vigneron con 2 ettari di terreno, anima dell’azienda agricola cui dà il nome di Palazzo Tronconi. Così comincia a prendere forma il suo sogno nel cassetto.

Il percorso di produttore di vino decide di farlo partendo anche dal calice. Prende il diploma Ais. Successivamente si iscrive alla Facoltà di Agraria all’Università della Tuscia di Vitrerbo. Durante gli anni di studio approda a Bordeaux dove affina e mette in pratica le sue conoscenze affiancando Daniel Mouty, firma dello Chateau du Barry Saint-Emilion Grand Cru e Chateau Grand Beauséjour Pomerol.

L’esperienza francese gli suggerisce una strada ben precisa: il recupero degli antichi vitigni del Lazio.

Marco Marrocco nel suo vigneto

Nei due ettari e mezzo prende vità questo nuovo capitolo enologico, coinvolgendo il Centro di sperimentazione di Velletri per lo studio e la vinificazione di cultivar reliquia in regime biodinamico, con il supporto di Gaetano Ciolfi, docente di enologia dell’Università della Tuscia, e Simone Noro, orticoltore figlio di Carlo Noro, uno dei massimi esperti di biodinamica in Europa.

Marco Marrocco e Carlo Noro

I vitigni sono “tipici arcesi”: Lecinaro a bacca rossa; Capolongo, Pampanaro e Maturano a bacca bianca. A questi si aggiunge il Maturano nero, ancora oggetto di ricerca al centro di enologia, e l’Olivella nera. Il prossimo settembre la prima vendemmia, e nel 2013 la presentazione “en primeur” al Vinitaly.

Saranno tre le referenze che si produrranno: Zitore, un Lecinaro in purezza dedicato al nonno di Marco, Salvatore; Fregellae, che prende il nome da un’antica colonia romana, blend delle tre varietà bacca bianca, e Don Nicola Grossi, nome di un capo urbano di guardia borbonica famoso per avere contrastato l’ascesa di Garibaldi, blend di Olivella Nera, di Lecinaro, di Syrah e di Maturano nero. La caratteristiche di questi vini sono per i rossi, il colore granato, il sentore di cioccolato, in aggiunta ai classici di frutta rossa quali mora e ribes. La tannicità è ben bilanciata dall’acidità. Inoltre c’è da sottolineare che i vini affinano in botti di secondo o terzo utilizzo, affinché a prevalere non  siano gli aromi del legno. I bianchi, dal colore giallo oro carico, hanno spiccate note di miele, una grande sapidità e persistenza.

Maria Antonietta Pioppo

http://www.cronachedigusto.it/archiviodal-05042011/309-lazienda/8123-alla-ricerca-dei-vitigni-perduti-del-lazio.html

Azienda Agricola Palazzo Tronconi
via Corte Vecchia, 44
03032 Arce (Fr)

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